Questa notte (ndr. 24 aprile 2015) i Negramaro hanno annunciato con un video sui loro profili social la pubblicazione del singolo Sei tu la mia città.
La canzone, scritta da Giuliano Sangiorgi, viene descritta come una corsa rock e veloce tra le vie di una metropoli che si antropomorfizza (La strada si aggroviglia nei tuoi capelli/i lampioni che esplodono come fanali nei tuoi occhi/hai il cuore che sa di asfalto e di preghiere) dove i ricordi prendono forma come in un’esperienza onirica (le case che aprono le gambe agli sconosciuti/le chiese sono bocche di donne coi fucili appesi/le fabbriche sono vecchi indiani che fanno segni/il fumo porta via con sé gli ultimi giorni/nascondimi dagli altri/son troppo comodi i tuoi denti/e sputami poi fuori).
Il testo di Sei tu la mia città – in download su iTunes
La strada si aggroviglia nei tuoi capelli
i lampioni che esplodono come fanali nei tuoi occhi
ha il cuore che sa di asfalto e di preghiere
e la macchine ti attraversano senza più guardare
e sciogliti i capelli nel fango solo se ci riesci
e allacciami i tuoi dubbi alle scarpe se poi tu non mi credi
se non mi credi
il cielo lo reggono ancora i miei difetti
le mani si incastrano e formano grattacieli
le scuse attaccale bene così non cadi
le unghie affilate resistono tagliando i vetri
e asciugami i pensieri col fiato degli ultimi alberi
accendimi di notte nel segno dei più bei ricordi
concedimi la pace dei treni senza più rimorchi
e montami negli occhi come un tram a fari spenti
investimi di luce se non mi vedi ancora in piedi
sei tu la mia città
sei tu la mia città che mi spaventa quando è sera
che mi addormenta la mattina
e mi ricorda di esser tanti
una sola in mezzo a tanti
quando hai voglia di sentire
quando c’è il brivido degli altri
perché sei tu la mia città
la mia città
le case che aprono le gambe agli sconosciuti
e le chiese sono bocche di donne coi fucili appesi
le fabbriche sono vecchi indiani che fanno segni
il fumo porta via con sé gli ultimi avanzi
nascondami dagli altri son troppo comodi i tuoi denti
e sputami poi fuori quanto stenderai i tuoi panni
e lavami nel fiume se vorrai ancora indossarmi
e rimnoccami le maniche quando pioverai dai muri
e soffiami sul mondo come quasi fossi vento
sei tu la mia città
sei tu la mia città che mi spaventa quando è sera
che mi addormenta la mattina
e mi ricorda di esser tanti
una sola in mezzo a tanti
quando hai voglia di sentire
quando c’è il brivido degli altri
perché sei tu la mia città
sei sempre solo la città
che si colora quando è sera
mentre i vicoli son neri
e ti ricordi solo allora
della tua vera natura
e hai bisogno un po’ di me
per sentirti meno sola
per sentirti una città
che resta sempre un poco accesa (X2)
sei tu la mia città